Borgiotti

PER LA MEMORIA DI SIRA, SARA E MARIO BORGIOTTI

Il 22 Agosto 1906 quando Mario Borgiotti nacque, i suoi genitori, Antonio e Anita Ceravola, abitavano nel “Gigante” ossia nel tratto terminale di via Garibaldi compreso tra via della Bastia Barriera Fiorentina. Prima di Mario, sempre nello stesso quartiere popolsre, il 16 Novembre 1904, era nato il primo figlio della coppia Luigi, che sarà ufficiale pluridecorato di Marina sull’incrociatore “Raimondo Montecuccoli”. Seguirono altri due fratelli: Giuseppe, nato l’8 luglio 1908, detto “Beppe del Gigante” che alle dipendenze di Gioacchino Forzano, fu il capo attrezzista dello stabilimento cinematografico “Pisorno” di Tirrenia, ed Alfredo, nato il 10 Settembre 1910, che morì ancora bambino a causa della tubercolosi. Dei genitori di Mario sappiamo che il padre Francesco, occupato presso la compagnia portuale era un uomo dotato di una vena artistica che esprimeva nella poesia, nel disegno – sopratutto grandi raffigurazioni del Cristo ancora oggi conservate a Livorno – e nella declamazione del poema di Dante, recitato ai figli al termine del pranzo domenicale. La madre Anita ebbe invece la sorte di morire ventinovenne, lasciando il marito e quattro figli ancora piccoli. Per garantire una qualche stabilità ai bambini, Francesco, il 25 Aprile dell’anno successivo , si sposò con una giovane donna, dalla quale ebbe altri tre figli.

Biografia

risosrsa cit.

https://www.capitoliumart.it/it/artista/borgiotti-mario-1906-1977/xar-2762

Mario Borgiotti (Livorno, 22 agosto 1906 – Firenze, 19 dicembre 1977) è stato un pittore e collezionista d’arte italiano. 

Studiò violino e conobbe a partire dal 1921 Ulvi Liegi, Gino Romiti, Umberto Vittorini e gli artisti del Gruppo Labronico. Si dedicò in particolar modo al commercio e al collezionismo di opere d’arte, tanto che organizzò nel 1925 una mostra di pittura contemporanea a Pisa con la presenza di un nutrito gruppo di pittori labronici e nel 1927 un’esposizione di opere dell’Ottocento e di pittura livornese. 

Nel 1928 promosse a Lucca presso la Bottega d’Arte Calligani la mostra-vendita di opere macchiaiole, mentre nel 1930 organizzò a Viareggio un’altra mostra collettiva di pittori labronici e di artisti italiani dell’Ottocento. 

Sempre nello stesso anno inizia il suo apprendistato di pittore con il maestro Giovanni March e dal 1934 la sua prima esposizione in collettiva alla VII Mostra Provinciale di Livorno. Intensa la sua attività di ritrattista che vide immortalati nelle sue tele Pietro Mascagni, Giovanni Bartolena, Ulvi Liegi e Piero Vaccari. 

Nel 1938 si trasferì a Firenze ed organizzò un’esposizione di pittura del Ottocento presso la Galleria Firenze. Nel 1946 tenne una personale alla Galleria d’arte di Livorno. 

Fece parte del Gruppo Labronico, di cui fu presidente per oltre un decennio, mentre nel 1953 fu fondatore, insieme a Nedo Luschi e Renzo Casali, del Premio Rotonda, Premio di pittura estemporanea alla Rotonda di Ardenza[1]. 

Nel 1955 si trasferì a Milano e proseguì la sua attività artistica nello studio del palazzo Sagrati Scotti di via Manzoni. 

A Livorno organizzò nel 1961 il Premio Spalletta, assieme a Renato Natali, Bruno Miniati e Aldo Santini. 

Nel 1963 fu fra i curatori di una mostra di artisti macchiaioli al Centro Artistico “Il Grattacielo” di Livorno; l’esposizione venne portata a Montecatini Terme e da qui negli Stati Uniti.

La Fondazione del Gruppo Labronico


Mario Puccini nel 1913 mentre dipinge “La Metallurgica”.


L’interno del Caffè Bardi a Livorno. Questo disegno, eseguito nel 1912
da Benevenuto Benvenuti, tramanda l’unica immagine conosciuta della
sala interna del celebre Caffè livornese.


Il Caffè Bardi in una foto del 1909, aperto a Livorno dal 1909 al 1921 in
angolo tra via Cairoli e piazza Cavour. Una targa collocata a cura del
Rotary Club e del Gruppo Labronico ne ricorda l’ubicazione, dove oggi
ha sede una banca.

Il pittore Mario Puccini morì il 18 giugno 1920 all’Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze e la sua scomparsa suscitò profonda emozione nel gruppo dei più giovani colleghi che a Livorno avevano animato con lui gli anni del Caffè Bardi.
L’accento nuovo e personale della pittura di Puccini, la forza della sua composizione con l’ardore netto del colore, costituivano per quei giovani un ponte dell’insegnamento artistico di Giovanni Fattori, del quale Puccini era stato allievo.

Il desiderio di onorare la memoria dell’Artista, repentinamente scomparso, facendone accogliere le spoglie nel Famedio livornese di Montenero, provocò una polemica scissione nella Federazione Artistica Livornese e spinse i “pucciniani” a costituire il Cenacolo Mario Puccini, diffondendo una pubblica Dichiarazione di Omaggio, sottoscritta da artisti, letterati e personalità della cultura.

Il 15 luglio 1920, nello studio Romiti, i pittori Adriano Baracchini-Caputi, Tito Cavagnaro, Gino Cipriani, Goffredo Cognetti, Beppe Guzzi, Giovanni March, Corrado Michelozzi, Renato Natali, Gastone Razzaguta, Renuccio Renucci, Carlo Romanelli, Gino Romiti, Ferruccio Rontini, Cesare Tarrini, Alberto Zampieri e Giovanni Zannacchini fondarono il Gruppo Labronico.
(vedi Atto costitutivo)

Da subito il Gruppo raccolse numerose adesioni degli artisti, dei giovani come di quelli affermati.

Già dal 1909, nell’ambiente del Caffè Bardi, corrispettivo livornese del fiorentino Caffè Michelangelo, pur con le turbolenze delle diverse soggettività, si era forgiata la solidarietà intorno ad un comune intento artistico che proseguirà per tutti gli Anni Venti e Trenta, definendo il contributo livornese alle arti figurative e rendendolo come tale identificabile in Italia e con cospicuo fulgore.
Il Gruppo Labronico ricevette da subito prestigiosi inviti a esporre in allora prestigiose e ambite manifestazioni artistiche, come la Società Amatori e Cultori di Roma nel ‘22 e nel ’27, e promosse tra il ’20 e il ’32 ben diciotto mostre di Gruppo, i suoi artisti migliori furono invitati alle Biennali di Venezia e in importanti esposizioni all’estero, sempre con lusinghieri riconoscimenti.

Nel 1932, quando si consolidò il sistema sindacale delle esposizioni corporative, il Gruppo come tale interruppe la propria attività, che fu ripresa in mutate condizioni di sensibilità artistica nel giugno 1946, e che con alterne vicende è giunta e prosegue ancora ai giorni nostri.



G. Razzaguta, Virtù degli Artisti Labronici, Società Editrice Tirrena, Livorno 1943
L. Lloyd, Tempi Andati, Vallecchi Editore, Firenze 1951
F. Donzelli, Pittori Livornesi 1900-1950. La scuola labronica del novecento,
Cappelli Editore, Bologna 1979
M. Borgiotti, Coerenza e modernità dei pittori labronici, Giunti Martello, Firenze 1979
F. Donzelli, Pittori Livornesi. Secondo Novecento, Cappelli Editore, Bologna 1987
A. Baboni, Mario Puccini, Pananti, Firenze 1989
R. e F. Tassi, Mario Puccini, Il Torchio, Firenze 1992

M. Michelucci, Livorno e l’eredità dei Macchiaioli, Nuova Fortezza, Livorno 1996
G. Argentieri-L. Bonetti, Pittori, scultori ed architetti del passato (e non) a Livorno, Marengo, Livorno 2002
M. Patti-V. Carpita-I. Amadei, Arte e Cultura a Livorno 1945-1967, Livorno 2004
Catalogo Arte a Livorno tra le due guerre. Bottega d’Arte tra tradizione e
avanguardie, a cura di F. Sborgi, Granai di Villa Mimbelli, Livorno 2007- 2008

V. Farinella-G. Schiavon, L’eredità di Fattori e Puccini. Il Gruppo Labronico tra le
due guerre, Pacini Editore, Pisa, 2011
V. Farinella-G. Schiavon, Artisti del Gruppo Labronico nella Livorno del secondo
dopoguerra, Pacini Editore, Pisa, 2011
Catalogo 60a Mostra del Gruppo Labronico, a cura di A. Rontini, Debatte Editore,
Livorno 2011
Catalogo LXI Mostra del Gruppo Labronico con un Omaggio ai Maestri Fondatori,
a cura di G. Magonzi, Debatte Editore, Livorno 2012